venerdì 11 luglio 2014

Contro la corruzione si ricomincia da Romeo

Sistema Romeo cinque anni dopo. La Cassazione ribadisce e mette una pietra tombale su uno scandalo falso, inventato e dannosisssimo per Napoli e per l’Italia. Nessun sistema corruttivo, tutti innocenti, nessun reato, neanche piccolo è stato commesso. Una assoluzione storica. Tra il 2009 e il 2010 il nome di Alfredo Romeo fu al centro di una campagna vastissima di stampa come neanche Totò Riina. Si chiuse il cerchio della convinzione secondo cui anche il “nuovo” Pd di Veltroni era corrotto e da cambiare, ma solo a livello locale. Su queste falsità, poi dilagate ed estese ad altre vicende cadute nel vuoto, si avviò il bombardamento di una politica locale già obsoleta e si auto-inibì una possibilità di rinnovamento nazionale.
Un trend che ha portato alla buffonata della rivoluzione arancione e all’elezione a sindaco Napoli del giudice de Magistris, accusatore dell’inesistente “sistema Romeo”. Un trend che ancora tiene ancora commissariata nell’impotenza e nella inanità la politica a Napoli. Diverse puntate di Santoro, migliaia intercettazioni rappresentate da attori: in un processo mediatico già definitivo. Chi vuole può ripercorrerne le vestigia in un Blog che aprii per puntiglio personale. Romeomediatico.
Il coinvolgimento nel Teorema Romeo senza alcuna colpa di nomi come Lusetti, Bocchino, Laboccetta, Iervolino, Nugnes, Cardillo, Fioroni, Rutelli e almeno altri 10 o 15 politici anche non indagati fu una vergogna senza fondamento. Già in primo grado il giudice assolse quasi del tutto gli imputati e definì chimerica la costruzione delle accuse. Con coda di polemiche tra pm e giudice. Tutti gli assessori della giunta Iervolino furono consegnati dall’allora sindaco alla condanna preventiva: “sfrantummati”. Si fecero il carcere preventivo, come Romeo. Indagati? No, condannati alla gogna. Hanno avuto giustizia? No, è stata solo applicata la legge; il che è un’altra cosa. Certamente non l’ha avuta Giorgio Nugnes che si suicidò perché coinvolto in una indagine in cui non poteva avere responsabilità, perché non erano stati commessi crimini. Rosa Russo Iervolino disse allora che era stato un sussulto di dignità. Chissà non ne abbia oggi uno anche lei, anche meno devastante, e chieda scusa ai fìgli e alla vedova per quelle parole.
E Alfredo Romeo? La sua società ha continuato anche dopo l’assalto, e ha consentito con i suoi servizi di sostenere le finanze dei comuni di Roma, di Napoli, in parte di Firenze e di Milano. Ha messo a reddito e ha fatto funzionare gran parte degli immobili di stato restituendo circa il 42% di risparmi. È stata, anche secondo gli amministratori giudiziari, un esempio “svizzero” di buona impresa. Gli amministratori locali, che lui avrebbe potuto allontanare, hanno continuato a chiamarlo per risolvere problemi.
Ma oggi il vero tema che interessa, credo anche all’amico Alfredo, non è questo. In quella occasione si è affossata la collaborazione migliore tra pubblico e privato. Laddove non sono state incassate tangenti ma aumentati risparmi, introiti ed efficienza per lo Stato in beneficio della spesa pubblica. Su quelle gare, su quei contratti, persino la Corte dei Conti ha dato giudizi positivi. Ma le buche del bombardamento si vedono ancora: sono le buche che tutti i giorni ci inghiottono a Roma dopo la revoca “onerosissima” da parte di Alemanno del contratto sulla manutenzione stradale. Una ipotesi di sana gestione del territorio metropolitano che a Napoli non s’è neanche avviata. E stiamo come stiamo.
Non è il caso di cogliere anche questa occasione, di legarla alla riforma della pubblica amministrazione e di ripensare a quelle esperienze (come in Consip) di “collaborazione tra pubblico e privato” in cui invece di fare appalti di opere si facevano appalti di servizi, garantiti da fideiussioni proprozionate e legati ai risparmi e ai ricavi della pubblica amministrazione? La libertà e il buon lavoro di molti sono stati sacrificati a una giustizia fatta come vedete. Non è il caso di riprendere una partnership trasparente, consapevole e dinamica tra pubblico e privato? Se l’obbiettivo del governo è spendere meno per fare meglio, è indispensabile pensare anche con l’impresa privata. Oggi si può fare con un po’ più di libertà, se dagli errori si riesce anche ad imparare. Qualcuno continua a crederci.

Massimo Micucci
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Dopo il Teorema Romeo

Dopo l'assalto soprattutto mediatico che ha messo al centro Alfredo Romeo, in carcere per tre mesi Ci sono state le sentenze Tutti assolti per tutti i reati meno uno corruzione per la promessa di assunzione a Romeo. alfredo Romeo è tronato al lavoro , ma noi dopo aver seguito il "processo" mediatico , quello che ha già condannato....che resterà, senza possibilità di riabilitazione .....Continuiamo. Del tutto a prescindere dagli esiti giudiziari, dalle cifre,da realtà e sostanza.