
Ormai c'è un continuum tra denunce, indagini,rinvii a giudizio, per politici,network relazionali; ci sono milioni di utenze schedate e intercettazioni da un lato, e processi mediatici, cronache, libri, film , mobilitazioni pro e contro la riforma della giustizia, scontro tra procure , anm, csm dall’altro .Un campo quello dell'accusa con altissime perfomance mediatiche L'ex magistrato di Pietro , a capo di questo partito, prima attacca il Presidente della Repubblica accusandolo di non essere terzo e poi fa appello perchè si opponga al voto del Parlamento sulle intercettazioni e prenda parte per le tesi del suo movimento...
Insomma siamo alla "giustizializzazione" della intera realtà italiana. In questo quadro gli imputati (sul piano politico, giudiziario, etico) e il mondo di relazioni a loro connesso cosa fanno ? Come riescono a difendersi ed essere tutelati nel processo mediatico sociale cui sono sottoposti. ?
In quell'aula sconfinata che è la società dell'informazione quali sono i diritti della difesa ? Come vengono esercitati ? Nell'epoca in cui qualunque attività dalla ricerca, alla produzione alla vendita di beni e servizi deve grande parte dei risultati a quantità e qualità delle informazioni , ricevute, erogate, diffuse; nell’epoca della reputation, come si configura la responsabilità di chi indirizza tale flusso. ? Non soltanto rispetto ai media ma allo sconfinato mondo degli utenti ormai autori.
Certo vanno precisate le responsabilità di chi scrive pubblica diffonde, ma non si può risolvere tutto a giudizio concluso con cause per diffamazione o restringendo (fino a dove ) il diritto di cronaca o aspettando che prevalga la sobrietà o il senso di responsabilità istituzionale.
Il problema è come dare la parola alla difesa prima e fuori dal giudizio d’aula nel percorso mediatico e informativo.
Ci vuole una cultura , una preparazione , una predisposizione a comunicare in modo professionale chiaro e consapevole anche della difesa . Occorre saper fronteggiare attacchi , imprecisioni, distorsioni . E’ necessario sostenere le ragioni di chi è accusato , anche in sede extragiudiziaria e tutelare, in modo coerente con la tutela giuridica, gli interessi dei clienti e di eventuali attori e soggetti coinvolti. In generale gli atteggiamenti comunicativi della difesa sono assai più prudenti di quelli dell'accusa ,per non dire remissivi e subalterni. Nessuno da quel lato adotta le tecniche necessarie in situazioni di crisi.
Le procure invece , nel loro diritto e nei termini di legge, mediatizzano fin dall'inizio non solo con comunicazioni all'imputato , con dettagliate comunicazioni alla stampa; selezionano "i pezzi" più forti a sostegno della tesi accusatoria- Si può obbiettare quanto si vuole sui termini e sulle speculazioni delle stampa d’assalto...Dall'altra parte non c’è quasi nulla. I PM invece occupano la scena mediatica,, vanno in tv, scrivono saggi , le ordinanze contengono giudizi politici, etici e di altro tipo . Ora è del tutto evidente che media,politica e giustizia si fondano in Italia sulla logica del nemico e dell'accusa . E' il format del sistema italiano...L'accusa di qualcuno in invece della assunzione di responsabilità, tanto di moda a parole. Ma gli interessi individuali, economici,coinvolti direttemente e indirettamente, vanno protetti anche in questa fase con analoga forza e strumenti corrispondenti. Anche sui media vanno riequilibrati i pesi tra accusa e difesa. Non basta invocare codici giuridici o deontologici.
Credo che gli avvocati dovrebbero pensare ai cambiamenti che questo comporta nel loro profilo e formazione , ai supporti e mezzi necessari per meglio tutelare e assistere i clienti ; in una aula che ha ormai le dimensioni del mondo e in un dibattimento ,quello mediatico e on line ,cui partecipano milioni di persone....Con conseguenze allo stato inevitabili.
Insomma siamo alla "giustizializzazione" della intera realtà italiana. In questo quadro gli imputati (sul piano politico, giudiziario, etico) e il mondo di relazioni a loro connesso cosa fanno ? Come riescono a difendersi ed essere tutelati nel processo mediatico sociale cui sono sottoposti. ?
In quell'aula sconfinata che è la società dell'informazione quali sono i diritti della difesa ? Come vengono esercitati ? Nell'epoca in cui qualunque attività dalla ricerca, alla produzione alla vendita di beni e servizi deve grande parte dei risultati a quantità e qualità delle informazioni , ricevute, erogate, diffuse; nell’epoca della reputation, come si configura la responsabilità di chi indirizza tale flusso. ? Non soltanto rispetto ai media ma allo sconfinato mondo degli utenti ormai autori.
Certo vanno precisate le responsabilità di chi scrive pubblica diffonde, ma non si può risolvere tutto a giudizio concluso con cause per diffamazione o restringendo (fino a dove ) il diritto di cronaca o aspettando che prevalga la sobrietà o il senso di responsabilità istituzionale.
Il problema è come dare la parola alla difesa prima e fuori dal giudizio d’aula nel percorso mediatico e informativo.
Ci vuole una cultura , una preparazione , una predisposizione a comunicare in modo professionale chiaro e consapevole anche della difesa . Occorre saper fronteggiare attacchi , imprecisioni, distorsioni . E’ necessario sostenere le ragioni di chi è accusato , anche in sede extragiudiziaria e tutelare, in modo coerente con la tutela giuridica, gli interessi dei clienti e di eventuali attori e soggetti coinvolti. In generale gli atteggiamenti comunicativi della difesa sono assai più prudenti di quelli dell'accusa ,per non dire remissivi e subalterni. Nessuno da quel lato adotta le tecniche necessarie in situazioni di crisi.
Le procure invece , nel loro diritto e nei termini di legge, mediatizzano fin dall'inizio non solo con comunicazioni all'imputato , con dettagliate comunicazioni alla stampa; selezionano "i pezzi" più forti a sostegno della tesi accusatoria- Si può obbiettare quanto si vuole sui termini e sulle speculazioni delle stampa d’assalto...Dall'altra parte non c’è quasi nulla. I PM invece occupano la scena mediatica,, vanno in tv, scrivono saggi , le ordinanze contengono giudizi politici, etici e di altro tipo . Ora è del tutto evidente che media,politica e giustizia si fondano in Italia sulla logica del nemico e dell'accusa . E' il format del sistema italiano...L'accusa di qualcuno in invece della assunzione di responsabilità, tanto di moda a parole. Ma gli interessi individuali, economici,coinvolti direttemente e indirettamente, vanno protetti anche in questa fase con analoga forza e strumenti corrispondenti. Anche sui media vanno riequilibrati i pesi tra accusa e difesa. Non basta invocare codici giuridici o deontologici.
Credo che gli avvocati dovrebbero pensare ai cambiamenti che questo comporta nel loro profilo e formazione , ai supporti e mezzi necessari per meglio tutelare e assistere i clienti ; in una aula che ha ormai le dimensioni del mondo e in un dibattimento ,quello mediatico e on line ,cui partecipano milioni di persone....Con conseguenze allo stato inevitabili.
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